Pedagogia del Tango

Per imparare una danza tanto complessa e completa come il Tango, occorre seguire un percorso di apprendimento ben congegnato.

Inizialmente, è importante affrontare lo studio graduale e preciso dei passi, ma soprattutto dell’atteggiamento corporeo e del comportamento che il danzatore deve tenere nel rispetto delle tradizioni del Tango e della sua musica.
Le varie figure vanno affrontate in tempi successivi, in modo che l’allievo abbia il tempo di familiarizzare con esse ed apprenderle in profondità senza confondersi provando mille passi fatti male, senza capirne il senso.
Quando si studia una danza, è necessario impararne forme e modalità, ma occorre sempre tener conto dell’aspetto fisico e anche “psicologico” dell’apprendimento, perché l’allievo è un essere umano prima che un danzatore, e se lo si ammaestra a danzare in modo meccanico, non potrà mai esprimere nulla, e probabilmente neppure godersi quello che fa. Occorre quindi che possa “digerire” i movimenti, grazie ad una profonda analisi che l’insegnante gli propone, per poter riprodurre il gesto in modo preciso ma non meccanico, anzi, in maniera sentita e personale, rimanendo nell’ambito della tradizione.

Nelle lezioni di tango il clima deve essere attento ma mantenersi simpatico, piacevole ed accogliente, in modo da favorire un apprendimento sereno ed efficace, e la concentrazione è sempre molto alta per imparare nel modo migliore, senza portarsi dietro eventuali “vizi” poi difficili da correggere.
Un elemento fondamentale nel tango è la consapevolezza di sé e l’ascolto del partner: la comunicazione in questa danza è tutto. Durante le lezioni deve essere dedicato molto tempo all’esercizio in coppia, e le coppie devono venir fatte scambiare di frequente, per permettere agli allievi di adattarsi a corpi e a modalità di movimento diverse, senza acquisire l’abitudine a prevedere la risposta del partner: nel ballare il tango occorre stare in ascolto di ciò che l’altro fa, percepirne le intenzioni e mantenere aperta la comunicazione.

Una volta in milonga, sarà importante poter ballare con chiunque, a prescindere dalle sue competenze e dalla sua formazione, per cui mantenere la versatilità e l’adattabilità è molto prezioso.

Una maniera erronea di ballare il tango è quella che avviene attraverso l’apprendimento di pure e semplici coreografie, nelle quali ognuno sa esattamente che cosa deve fare e non deve ascoltare la risposta creativa dell’altro. In tal modo si crea una vera e propria falsificazione di questa forma di danza, che è nata proprio dall’improvvisazione e dalla comunicazione di due corpi, di due equilibri, del sentire la musica in due modi diversi che dialogano fra loro. Senza la risposta dell’uno, non esiste quella dell’altro.

Il Tango nella sua essenza non sarebbe una danza da esibizione, proprio perché si gioca in una dimensione intima, all’interno della coppia, che lavora come se fosse immersa all’interno di un cilindro chiuso. La bellezza della sua fluidità e delle sue forme, lo rende certamente molto interessante anche per il pubblico, ma lo scopo primario di questa danza non è l’estetica ma la comunicazione.

Trattandosi di una forma d’arte viva e contemporanea, è normale che sia in continua evoluzione, che si sviluppino nuove modalità espressive e musicali, mode, a volte passeggere ed altre volte più stabili, è logico che la qualità di movimento di alcuni bravissimi danzatori, le loro caratteristiche e i loro passi creativi vengano presi ad esempio e imitati da molti altri ballerini, creando uno stile dinamico, vivo e che si evolve. Non si può ballare oggi come si faceva nel 1930. Il fatto stesso che il Tango si sia diffuso ormai nei 5 continenti lo porta ad evolversi, a subire influenze di altri generi musicali e di altre forme di danza e teatro, e non avrebbe senso limitarlo ad essere quello che era nelle sue origini.
Il tutto però deve mantenere la fedeltà alle radici culturali ed espressive argentine, e alla forte dinamica espressiva all’interno della coppia, che è proprio il suo segnale distintivo.

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